PersonalBranding.it è un progetto di Luigi Centenaro e di

Bigname

9 minuti: che cos’è la Gestione di Carriera Continuativa? (Terza parte)

William Arruda
William Arruda è considerato il massimo esperto al mondo di Personal Branding. Co-autore di Digital You per Hoepli, ha fondato Reach 360, un servizio di indagine online sullo stato del proprio Personal Brand.

Segue dalla seconda parte della serie di articoli tratta da “9 minuti”, che inizia qui.

Il cambiamento è l’unica costante

Il ritmo del cambiamento sta accelerando.

Secondo il celebre futurologo Ray Kurzweil, un’analisi della storia dimostra che il cambiamento tecnologico è esponenziale, contrariamente alla visione comune, intuitiva, lineare.

Ciò significa che non sperimenteremo 100 anni di progresso nel 21° secolo – saranno più come 20 mila anni di progresso. Dall’era industriale, la tecnologia ha avuto un enorme impatto sul nostro modo di lavorare, e le variazioni in rapida accelerazione nella tecnologia hanno impatti significativi sulle nostre carriere.

I 30 anni di carriera sono storia

A metà del XX secolo, era realistico entrare in una società al livello base e progredire nello stesso dipartimento o lavorando su uno stesso prodotto per tutta la carriera. Ma oggi, i rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro hanno costantemente diminuito il mandato lavorativo, aumentato la fluidità nel mercato del lavoro e cambiato drasticamente le tipologie di lavori che sono disponibili in tutto il mondo.

Considera questi fatti:

  • In Germania, secondo il Journal of Economic Research, il mandato di lavoro medio è ormai 7 anni.
  • Nel Regno Unito, la permanenza media di lavoro è di 5,4 anni, secondo uno studio fatto da IZA.
  • L’incarico per i CIO è ora in media di 4,6 anni (Society for Information Management) e la permanenza media è di soli 23 mesi per i CMO (Spencer Stuart).
  • Ogni anno, il 18% della forza lavoro australiana inizia a lavorare con un nuovo datore di lavoro secondo l’Australian Bureau of Statistics.
  • Il Dipartimento del Lavoro stima che lo studente di oggi avrà 10-14 posti di lavoro all’età di 38 anni.
  • Secondo una ricerca redatta da Karl Fisch, Scott McLeod e Jeff Brenman, i dieci lavori più richiesti nel 2010 non esistevano nel 2004

Laurearsi all’Università non è garanzia di una grande carriera

C’è stato un tempo in cui un diploma di laurea era il tuo biglietto per entrare nella forza lavoro. Ora, solo una laurea non è più sufficiente. Iniziare la carriera è una sfida – a prescindere da dove ti trovi nel mondo. Ci sono numerosi candidati qualificati per ogni posizione entry-level:

  • Secondo il Guardian, il tasso di disoccupazione per i giovani del Regno Unito è del 21,9%.
  • Il rapporto Graduate Careers Australia, mostra che quasi il 25% dei laureati all’Università non ha un posto di lavoro dopo la laurea.
  • In 148 università sudcoreane su 205 censite dal Ministero della Educazione, Scienza e Tecnologia, la maggioranza dei laureati non è stata in grado di trovare posti di lavoro adeguati.
  • Secondo un articolo dell’Huffington Post nel maggio 2012, quasi la metà degli universitari laureati di recente negli Stati Uniti è sotto-occupata o disoccupata. Solo il 51% ha un lavoro a tempo pieno, secondo uno studio recentemente pubblicato dalla Rutgers University

Ciò significa che, indipendentemente dal tuo livello, è necessario gestire la tua carriera – anche se sei ancora a scuola. In futuro, cambierai ruolo e/o società con maggiore regolarità. Se non stai gestendo la tua carriera, perderai opportunità e sarai impreparato agli inevitabili cambiamenti.

Anche se questo manifesto è focalizzato principalmente sullo sviluppo della carriera, non sulla ricerca di lavoro, diamo un rapido sguardo a come i lavori sono occupati:

  • La Global HR Firm Drake Beam Morin ha indicato come il 64% delle quasi 7.500 persone intervistate ha detto di aver trovato il suo nuovo posto di lavoro attraverso il networking.
  • Secondo l’US Bureau of Labor Statistics, il 70% dei posti di lavoro negli Stati Uniti vengono trovati attraverso il networking.
  • I professionisti cinesi parlano spesso dell’importanza delle guanxi o connessioni. E il 93% degli utenti di Internet in Cina usa i Social Media per connettersi, secondo la Forrester Research.
  • Secondo il NACE Student Survey, il 38% degli studenti che hanno avuto un’offerta di lavoro ha affermato che il networking è stato estremamente utile.
  • La ricerca ZDNet Australia, mostra che il 28% dei capi australiani usa i Social Network per passare al vaglio e/o trovare potenziali candidati.
  • Secondo uno studio Jobvite del 2011, un lavoratore su sei utilizza i Social Media per essere assunto, quasi il 90% delle persone in cerca di lavoro ha un profilo su un sito di Social Media e il 54% di tutti coloro che cercano lavoro utilizza siti professionali di networking come Linkedin per trovare un lavoro.
  • Il Kelly Global Workforce Index ha scoperto che il 21% degli intervistati a Singapore sta setacciando i siti di Social Media in cerca di opportunità di lavoro o promozioni.
  • Il Randstad Work Monitor del 2011 indica che il 50% dei dipendenti francesi e l’83% dei dipendenti cinesi ritengono che i Social Media possano aiutarli ad ottenere un posto di lavoro

Questo è il terzo paragrafo del documento che riassume il concept “9 minuti al giorno” come tattica per gestire il proprio Personal Brand.

Il primo paragrafo lo trovi qui e il secondo qui.
Il paper è stato scritto per Linkedin partendo dal principale problema che hanno tutte le persone di successo quando devono fare Personal Branding: pochissimo tempo!
Su autorizzazione di William pubblicheremo la traduzione anche dei prossimi 4 paragrafi del PDF.
Puoi approfondire il metodo leggendo anche il libro Personal Branding per il Manager, di William Arruda e Deb Dib, edito da Hoepli.

La foto è di Nana B Agyei da Flickr.

 

Vuoi applicare il Personal Branding in azienda?

2 Commenti

  1. articolo molto interessante, certo tocca aspetti di costume e metodi che in Italia ancora sono acerbi, dove vigono logiche diverse ed un utilizzo diverso degli strumenti, e dove forse anche il progresso tecnologico viaggia a ritmi piu lenti che in Europa. Certo è un pò inquietante pensare che ogni 5 7 anni escono lavori nuovi che magari prima non esistevano neanche, il tutto potrebbe essere un pò destabilizzante…

  2. rticolo molto interessante, certo tocca aspetti di costume e metodi che in Italia ancora sono acerbi, dove vigono logiche diverse ed un utilizzo diverso degli strumenti, e dove forse anche il progresso tecnologico viaggia a ritmi piu lenti che in Europa. Certo è un pò inquietante pensare che ogni 5 7 anni escono lavori nuovi che magari prima non esistevano neanche, il tutto potrebbe essere un pò destabilizzante…

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

ALTRI ARTICOLI CHE POTREBBERO INTERESSARTI

X