Si può diventare più creativi nel progettare il proprio futuro?
Premetto subito che questo post parla di un episodio realmente accaduto che abbiamo pensato di condividere.
In questo caso è successo qualche tempo fa, durante il Laboratorio di Innovazione Professionale che Luigi Centenaro tiene periodicamente per l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Gli studenti e le studentesse dell’ateneo sono così fortunat* da avere un Career Service che organizza incontri realmente utili, ma soprattutto li usano a loro vantaggio.
I nostri workshop non si limitano a dare nozioni e basta, specialmente quando si rivolgono a studenti o a chi ha terminato da poco gli studi, ma a fornire gli strumenti per “adottare un nuovo mindset” e saper progettare il proprio futuro.
In quel contesto si parlava di come espandere la propria mappa e il proprio network di conoscenze per ottenere migliori opportunità di carriera.
La risposta è una: divergenza. È uno dei pilastri dell’innovazione professionale e si riferisce specificamente a quella fase della progettazione in cui ci chiediamo “cosa succederebbe se… ?” e immaginiamo di percorrere le strade più disparate. Si parla tanto di pensare “out of the box”, fuori dalla scatola, quando in realtà basterebbe scegliere la scatola giusta per ciò che stiamo progettando in quel momento.
Nel momento in cui si evidenziava l’importanza di porsi in maniera creativa anche nell’analisi dei nostri obiettivi e dei problemi che necessariamente affronteremo, una studentessa ha alzato la mano (solo virtualmente purtroppo, siamo ancora costretti a fare tutto su Zoom) e ha messo il carico da 11:
“Luigi, come faccio ad avere l’elasticità mentale necessaria per riuscire SVILUPPARE OZIONI così diversE tra loro in maniera così rapida? Mi rendo davvero conto che è una competenza importante, ma come la sviluppo?”
Si è sentita giustamente frustrata: molti non sanno che la creatività è una competenza che va esercitata e occorre avere gli strumenti adeguati e l’attitudine giusta. Il pensiero divergente è come un muscolo, si può allenare in modo da renderlo sempre più forte ed elastico! Con il tempo si impara a distinguere subito le strade più convenienti da percorrere e a pensare in maniera più efficace. Ma, appunto, come si fa a imparare? Da dove si parte?
Magari dal guardare questo TED Talk:
E poi dal leggere, tanto, il più possibile. Quindi ecco una lista di letture interessanti su questo argomento, opportunamente integrata dopo averne parlato con tutto il team di BigName e aver setacciato le nostre librerie:
L’argomento non è leggerissimo ma lo consigliamo come punto di partenza a tutti quelli che si avvicinano al problem solving. Contiene una serie di indicazioni pratiche su come organizzare le idee e avere più chiaro cosa fare e come farlo.
Quanto conta essere in grado di pensare in maniera originale? Adam Grant ci invita nella sua mente e ci offre un bel po’ di esempi tratti da storie reali. Il libro è molto scorrevole ed è pieno di spunti (che a volte possono sembrare contraddittori, ma non lo sono) da cui prendere ispirazione.
Probabilmente il miglior libro sul pensiero laterale che si possano trovare. Per gli addetti ai lavori, ma anche per chi vuole solo indagare questo campo affascinante.
Ci sono tanti modi di arrivare da un punto A a un punto B, ma non necessariamente quello più breve è anche il migliore. Questo è il concetto su cui si fonda questo libro che vuole indagare i limiti delle visioni lineari, razionali, tante volte riduttivi. Ed è anche molto piacevole da leggere!
Li citiamo tutti insieme perché sono tre mini-libri con tante illustrazioni che si leggono (e si fanno leggere) molto velocemente. All’interno si trovano tantissimi consigli pensati anche per far riflettere sulla carriera, ma potenzialmente applicabili a qualunque campo.