Spesso leggiamo articoli e ascoltiamo presunti “guru” ai convegni che usano le parole “reputazione” e “Personal Brand” come fossero interscambiabili, una sinonimo dell’altra.
Ma è davvero così? Anche perché nella letteratura accademica, nelle riviste del marketing e nell’ambito del business, Brand e Reputation sono due concetti ben differenti, fortemente legati tra loro e radicalmente stravolti dall’avvento di Internet.
È un tema che mi sta a cuore da anni:
- l’ho trattato nel libro Personal Branding per l’Azienda dedicato a chi vuole applicare il Personal Branding in ambito aziendale
- Ho provato a chiedere supporto anche sul mio profilo LinkedIn, ricevendo un ricco contributo in termini di opinioni e potenziali differenze
- Ho anche avuto modo di fare lunghe conversazioni sul tema con Ivana Pais, professoressa di Economia Sociale dell’Università Cattolica di Milano.
Teoria e tecnicismi? Meglio se utile o inutile!
Non amo troppo teoria e definizioni astratte, ma nell’esperienza di consulenza e formazione in BigName, che ha coinvolto migliaia di persone, ho con il tempo capito che alcune distinzioni, se ben dosate, possono essere molto utili a chi riflette sulla sua carriera. È questo è il caso di concetti quali Personal Brand e reputazione personale.
Provando a riassumere il concetto ai minimi termini e in modo che sia UTILE e non ACCADEMICO, potremmo dire che:
- Il Personal Brand riguarda l’influenza e costituisce una strategia che potremmo definire di “attacco” al mercato, ad esempio per cogliere l’opportunità di lavoro che sognavamo da tempo
- La reputazione invece riguarda più che altro l’approvazione da parte degli altri. La sua gestione, infatti, è una tattica tipicamente difensiva.
La reputazione: da difendere
La reputazione è un concetto molto discusso in sociologia. Semplificando: riguarda il nostro ruolo nell’ambito della società, comunità, dell’azienda, del team o del settore di appartenenza. Avere una buona reputazione significa essere considerati delle “brave” persone, quindi condividere con un certo contesto valori, etica, competenze. Per esempio in un contesto lavorativo verremmo definiti “professionisti bravi e competenti”.
La reputazione va gestita con grandissima attenzione, in quanto generalmente (almeno si spera) determina la possibilità di sviluppare un Personal Brand efficace. Oggi per molti di noi può essere influenzata dalla nostra presenza online ed è comunque legata a doppio filo al Personal Brand, ma non coincide con esso.
Il Personal Brand per influenzare
Il Personal Brand riguarda la nostra capacità di influenzare qualcuno di nostro interesse, cambiare la sua opinione nei nostri confronti o fare in modo che scelga noi invece che un altro. Il Personal Branding di conseguenza è un atteggiamento di “attacco al mercato”, proattivo, volto a farci considerare la persona giusta dal nostro pubblico. L’accento viene posto sul controllo dell’immagine professionale che diamo, rendendola una soluzione ai problemi dei nostri potenziali clienti o datori di lavoro, coloro che vogliamo attirare.
Perché è utile fare questa distinzione?
Tornando alla considerazione iniziale, ciascun professionista infatti può porsi una domanda molto ma molto importante:
“sono considerato ‘solo’ una brava persona/bravo professionista da un ampio gruppo di persone o sono considerato il professionista giusto dalle persone che mi interessa influenzare?
Ottimo Personal Brand, cattiva Reputazione
Mi ha sempre colpito questa scena del film “Michael Clayton” di Tony Gilroy in cui George Clooney (Michael) deve sostituire un avvocato del suo studio (Walter) chiamato con urgenza da un suo importantissimo cliente (Mr. Greer, nella foto sotto), finito in grossi guai, a cui occorre pone rimedio e molto in fretta:
– Michael: Non so cosa le abbia promesso Walter, ma posso dir…
– Mr. Greer: Uno che fa miracoli. L’ha detto Walter, al telefono, venti minuti fa, testuali parole, chiaro: “Sta calmo, ti mando uno che fa miracoli”.
– Michael: Si è espresso male.
– Mr. Greer: Su cosa? Sul fatto che è l’intrallazzatore della ditta. O che sa il fatto suo?
– Io non faccio miracoli, faccio le pulizie.
Internet ha “complicato” notevolmente la faccenda: i giudizi positivi o negativi su un determinato professionista possono notevolmente condizionare il suo Personal Brand. Potrebbe essere il tema di un altro post?
Fortunatamente la reputazione di solito è “conditio sine qua non”. Ma non è sempre così.
Conosci qualcuno che ha una cattiva reputazione, ma un ottimo Personal Brand?
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