Spesso utilizziamo i Social nel modo scorretto: ognuno di loro ha un proprio scopo. Se li utilizziamo per divertimento non ci sono particolari conseguenze, ma diventa grave quando siamo nell’ambito della ricerca del lavoro: c’è chi confonde LinkedIn con Twitter o addirittura con un sito di appuntamenti! Probabilmente conoscerete la storia del’avvocato inglese Alexander Carter-Silk, 57 anni, che ha commentato su LinkedIn la foto della collega Charlotte Proudman, 27 anni, scrivendo «Charlotte, non sarà politicamente corretto dirlo, ma la foto del suo profilo è favolosa. Mai vista un’altra così. A mani basse vincerebbe il primo premio».
E se l’App che utilizziamo per cercare lavoro prendesse spunto dalla più famosa App di appuntamenti, copiandone il meccanismo, non sarebbe ancora più rischioso?
Tinder ci ha insegnato che la persona giusta può essere a uno swipe di distanza. Dunque perché non trasferire un format così ben funzionante per cercare il giusto posto di lavoro?
Questo deve aver pensato nel 2014 Yarden Tadmor, quando ha fondato Switch, l’app conosciuta appunto come “Tinder del lavoro”, di cui è CEO e fondatore.
Se tu abitassi negli U.S.A. e fossi alla ricerca di un lavoro ti basterebbe compilare un breve profilo, scorrere le offerte di lavoro e fare swipe verso destra o sinistra per candidarti a quelle che ti interessano o ignorare quelle che non fanno al caso tuo. Nel frattempo, i selezionatori farebbero la stessa cosa con il tuo profilo e quello degli altri candidati. In pochi minuti potresti trovarti in una chat informale con i selezionatori di Accenture, Facebook, Dropbox, eBay e Amazon. E qui devi giocare tutte le tue carte!
Tra l’altro Switch ti aiuta a risparmiare tempo nella ricerca perché, confrontando il tuo profilo con le varie job description, ti segnala solo le offerte che potrebbero interessarti. La stessa cosa vale se sei un selezionatore: ti vengono proposti solo i candidati con i requisiti adatti a ricoprire quel ruolo.
L’App potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui si ricerca lavoro, costringendo i candidati a rivedere le proprie strategie e a trovare soluzioni originali per stimolare l’interesse e catturare l’attenzione dei selezionatori, raccontandosi solo con brevi frasi e puntando tutto su poche parole chiave, come sta accadendo con #twesume, ovvero la diffusione tramite Twitter del proprio Curriculum Vitae – o profilo LinkedIn – compresso in soli 132 caratteri!