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Addio Steve Jobs, quando il Brand Aziendale era costruito sul Brand Personale

Qualche tempo fa ho voutamente seguito in disparte una interessante questione rilanciata poi da Magda Beverari su Steve Jobs e i limiti del personal branding. Mi sembrava una questione acerba, dal momento che da poco Jobs aveva passato le redini della sua azienda ad un fidato sottoposto, di cui in molti tutt’ora ignorano il nome.

Pur rinunciando alla posizione di vertice dell’azienda, era chiaro che Jobs, salute permettendo, avrebbe rappresentato comunque una figura chiave di Apple, anche se non più in prima linea. Un po’ come quando il comandante di un esercito non è più al comando dei suoi uomini. Di certo passerà alla storia Napoleone, ma non il fantastico esercito che gli ha permesso di conquistare il mondo. E c’era già chi si azzardava a dire che il brand Jobs nuoceva al brand Apple.

Riporta Magda nell’articolo, traduzione di un pezzo dell’Atelier BNP Paribas:

Questo fenomeno non è nato certo ieri, poiché ancora prima della nascita del web c’è una persona, tale Steve Jobs, cofondatore di Apple, che ha sviluppato un personal branding che ha fortemente contribuito al successo della sua impresa. Meglio di altri ha saputo coltivare i rumori e i buzz che hanno partecipato nel valorizzare Apple sino a 5 miliardi di dollari nel 2000 e a più di 360 miliardi oggi. Sebbene altri dirigenti, in Francia o negli USA, abbiano provato la stessa strada, nessuno è riuscito ad acquisire lo status di Icona vivente.

Ma, costruendo volontariamente il mito del genio di Steve Jobs, Apple si è presa forse il rischio che un successo comunicazionale avrebbe potuto diventare un pericolo industriale? Oggi, confrontata con la partenza di Steve, Apple non dovrà forse de-mitificare la sua comunicazione, umanizzando maggiormente la sua società per permettere ai propri impiegati di appropriarsi del buzz e della conversazione?
In primis tale situazione illustra un problema di perennità dell’impresa: tutto il mondo è mortale! (sigh!)

In secondo luogo i miti sono fragili per essenza, e arriverà il giorno in cui mostreranno la loro fragilità. Un altro fatto da considerare in tale contesto è la creazione di un’aberrazione finanziaria, una distorsione creata dalla stessa immagine di Steve Jobs – i successi di Apple sono inevitabilmente legati alla presenza di Jobs, ma il suo statuto di mito vivente sembra esercitare un potere irrazionale sul mercato – alcuni analisti sono addirittura arrivati a parlare di campo di distorsione delle realtà.

Questa notte è giunta notizia della prematura dipartita di Jobs. Si sa che era malato e che da tempo lottava contro se stesso. Ora a testimonianza del carisma e del fascino che aveva l’inventore di Apple sui fan, tutta la Rete celebra un uomo che ha rivoluzionato il mondo dell’informatica, della musica e non solo.


Io ho espresso il mio parere invitando a prendere ogni lezione che ha trasmesso questo uomo visionario, ma cercando di trovare ognuno la propria strada. Senza essere necessariamente foolish.

Non siate folli. Siate voi stessi.

Anch’io questa mattina ho appreso con dispiacere la notizia della morte di Steve Jobs, che considero un visionario, credo che nessuna persona sana di mente possa negarlo.

Anch’io uso e sono legato a prodotti che scelgo di pagare di più principalmente perché funzionano senza complicazioni e risolvono i miei problemi meglio di altri.

Anch’io sono affezionato a frasi che diventeranno il testamento di un uomo che ha saputo prendere il meglio dalla vita, ha avuto fortuna ed ha inspirato tante altre persone.

Tuttavia non sarò tra quelli che celebrerà e beatificherà l’uomo Jobs come il messia che ha portato la luce illuminando la caverna dei primitivi. Non esiste un’era ante e post-Jobs. Non è ingratitudine. E’ realismo. Jobs era un imprenditore e il suo ruolo era far soldi. Ha introdotto grandi novità e cambiato i comportamenti di un numero notevole di persone di questo pianeta. Che poi produrre ottimi prodotti è una strada per il progresso dell’umanità, è una balla spaziale. Buona per i necrologi dentro e fuori la Rete.

Così come che bisogna essere folli e ribelli per cambiare le cose. Si nasce geni, non si diventa. Le cose si cambiano col lavoro e col sacrificio. Poi se c’è quel 1% in più di talento si possono fare grandi cose, ma non senza lavoro e sacrificio. Insegnare ad essere ribelli, senza prima passare per una giusta causa e dei valori, equivale ad entrare in un bosco e iniziare a sparare alla cieca, sperando di portare a casa la cena.

Jobs era mortale. Fatevene una ragione. Non aveva superpoteri. Ha creato un’azienda che fa ottimi prodotti. Per poi trasformarla in una fabbrica di status-symbol.

Questo tempo aveva bisogno di un’icona. Steve Jobs ha saputo trasformare se stesso in una divinità. Non un professore geniale o un abile professionista. Un viso che da domani sarà su milioni di bandiere, digitali e non. In edicola come nei migliori Tumblr di tutto il mondo.

Mi mancherà? Se Apple continuerà a produrre buoni prodotti probabilmente no.
Ma la mia non è fede. E’ ragione.

1 commento

  1. Ho letto con interesse l' articolo ma non condivido la tesi di fondo per un motivo ben specifico: la genericita'
    Ho sperimentato moltissime volte nella vita che la genericita' è il paradigma delle persone comuni, anzi mediocri; produrre ottimi prodotti non è un modo per far progredire l'umanita', bene e qual è il modo per far progredire l'umanita'? Chi ha fatto progredire l'umanita' negli ultimo 100 anni? E cosa vuol dire far progredire l'umanita'?
    Non capisco inoltre il riferimento polemico al fatto che Jobs abbia mirato a fare i soldi
    Fare soldi equivale a lavorare(per lo meno nel mondo occidentale), l' attivita' di creare denaro accomuna(giusta o sbagliata che sia) almeno 1,5 miliardi di individui
    Nella realta' esistono solo due tipi di club, uno numerosissimo quello di chi fa le chiacchiere l' altro molto piu' ristretto di chi fa i fatti
    Jobs , relativamente a quello che era(un imprenditore e un creativo rivolto al business) ha fatto cose straordinarie e la piu' importante eredita' di Jobs non sono i suoi prodotti(che io per esempio non ho mai acquistato) bensi la ferrea volonta' di trasformare i pensieri in realta' Ed è questa l' eccezionalita' di Jobs che va celebrata, non il Jobs visionario(di visionari validi ce ne è piu' di qualcuno) ma il Jobs capace di concretizzare i propri sogni, le proprie aspirazioni

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