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Avatar e Personal Branding: decapitati!

Luigi Centenaro
Docente presso SDA Bocconi, POLIMI, WHU Dusseldorf, ESSEC Parigi e Bath SoM, fondatore di BigName, gli specialisti dell’innovazione di persone e team in azienda. Primo Personal Branding Strategist italiano, orgoglioso autore e curatore per Hoepli e fondatore di PersonalBranding.it (2008).

Una buona foto profilo è il modo più immediato per fare la giusta prima impressione a chi ci cerca, soprattutto online.

Con il suo permesso traduciamo un articolo di Michael Cavotta, fotografo specializzato in ritratti.


Dov’è la cima della mia testa? DECAPITATA!

Come fotografo ritrattista mi capita spesso di sentirmi fare questa domanda. Magari l’hai posta anche tu una o due volte. Ma conosci la vera risposta?

Cominciamo con la premessa di base che stiamo parlando di un ritratto, il cui scopo è di servire come strumento di punta per lo sviluppo del tuo personal brand. In altre parole, si suppone che si tratti di TE: non il tuo torso, non la tua cravatta, non il tuo sfondo e – a meno che tu sia Mikhail Gorbachev – non la coma della tua testa.

Quando compone un’immagine, un fotografo dovrebbe tenere in conto sia il suo scopo sia la collocazione prevista. Questo è vero in particolar modo per i ritratti che possono apparire su LinkedIn o su altri social media, dove le foto profilo sono compatte ma nondimeno fondamentali.

Considera la foto di Kirsten qui sotto, mostrata in due tagli quadrati differenti.

Kirsten_Vernon

Come puoi vedere, entrambe le immagini risultanti rispettano la “Regola dei Terzi”, di cui magari hai sentito parlare a scuola, collocando i punti chiave di interesse (gli occhi) vicino al punto superiore i cui le linee si incrociano, con un effetto visivamente più interessante perché ci sono elementi della composizione che portano dentro e fuori dagli angoli.

Perciò ecco, entrambe le immagini bilanciate; una conserva la cima della testa e l’altra no.

Qui è dove i proverbiali nodi vengono al pettine. Guarda l’area dentro i quadrati rossi che riflette la percentuale dell’intera immagine dedicata all’espressione facciale. Con quasi il doppio dell’area del volto disponibile per la comunicazione (transmission), non solo possiamo vedere la scintilla negli occhi di Kirsten, ma anche trasparire le qualità immaginative, argute, indipendenti che lei identifica come il cuore del suo personal brand.

Perciò ora chiediti: se perdere la cima della tua testa raddoppia il potere di personal branding del tuo ritratto, puoi permetterti di conservarla?

Fonte


michael_cavottaMichael Cavotta è un fotografo ritrattista con base negli USA e Personal Brand Strategist che si dedica a portare le persone eccezionali faccia a faccia con il loro sé autentico. michaelcavotta.com

 

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