Principalmente sono tre. In primo luogo, un aiuto. La rete è, infatti, per noi uno spazio anche di confronto e crescita umana e professionale. In secondo luogo, la rete ci permette non solo di lavorare e fare ciò che più ci piace che è, secondo noi, il motivo alla base per cui una persona sceglie di essere freelance, ma ci permette anche di lavorare con chi più ci piace, ovvero chi stimiamo professionalmente e condivide i nostri valori professionali. Infine, la rete ci permette anche di aumentare la nostra possibilità di entrare in contatto con nuovi clienti e nuovi lavori.
La rete è un equilibrio sottile tra i singoli e la struttura. Questo anche in termini di branding, tema caro a questo blog. Ogni partecipante alla rete ha un Brand personale e il Brand Frogmarketing, l’equilibrio sta nel mantenere entrambi vivi e allineati. Se anullassimo il primo avremmo una società. Se non spingessimo il secondo avremmo un agglomerato di singoli professionisti.
E come realizzate questo equilibrio?
Il People Branding, come ci piace chiamarlo, sta in piedi perché ha come collante di base una serie di valori che permettono una alimentazione a due tra rete e singolo. Se aumenta il Personal Branding di un membro della rete, aumenta anche quello della rete e viceversa. Questo meccanismo presuppone, giocoforza, una identità forte perché non ci basta solo attrarre nuovi froggers, ma ci serve anche fare selezione avversa, ovvero “tenere distante” chi potrebbe avere comportamenti non etici.
Ma non è che People Branding è l’ennesimo neologismo?
Sì è un neologismo e sì è l’ennesimo. Ma tu hai mai provato a fare un Brand e mettere tante teste assieme con un proprio Personal Brand? Alle riunioni mancano le persone, si parla di clienti 0 strategia, si analizzano i costi, si nomina un capo… noi volevamo distinguerci da tutto ciò, volevamo evitare esperienze poco positive che avevamo avuto nel passato. A questo punto nasce il People Branding a questo punto nasce Frogmarketing.
Siamo quindi alla diatriba Personal Branding vs People Branding?
No, non è quello. Non crediamo sia meglio un sistema dell’altro per il freelance, solo che vediamo nella rete e nel People Branding la possibilità di andare oltre ai limiti del lavorare da soli. Il freelance ha, infatti, un limite: non è scalabile e nemmeno lo è il suo Brand. Con la rete e con il People Branding vogliamo provare a creare un modello di business e di cooperazione che renda i freelance un po’ più imprenditori.
Sul mercato siamo percepiti come esseri ibridi, mezzi impresa e mezzi freelance. Ad essere sinceri, tuttavia, ci pare che le aziende apprezzino il fatto che dietro di noi vi siano tante altre persone e competenze. Allo stesso momento, tuttavia, il passaggio da un freelance all’altro con un cliente è sempre un passaggio delicato e molto differente rispetto al passaggio da un collega all’altro. E in questa fase torna più forte che mai il tema del People Branding, che non è un Brand solo per il mercato, ma è anche interno. Mi spiego: tanto più curiamo e alimentiamo il nostro marchio anche di usi, modi, strumenti e contenuti, tanto anche questi passaggi delicati diventano semplici. Il cliente vede un nuovo frogger, ma tutto sommato si sente a casa proprio perché anche nel nuovo freelance ritrova le stesse modalità interattive, organizzative, gestionali, insomma la stessa professionalità.
Tira più un People Branding o un Personal Branding?
Bé, sinceramente… chi se frega?! L’importante è che tiri un frogger! Scherziamo, il problema infatti non si pone; non vi è alcun dilemma se nasce prima il freelance o il frogger, in quanto siamo certi nasce prima il frogger!
Ultima domanda e ultima risposta: troppo famoso per essere frogger o troppo frogger per essere famoso?
Fuor di metafora, io credo che il People Branding e il Personal Branding possano coesistere, e sai perché? Perché se anche un freelance non dovesse avere alcun vantaggio sul mercato dall’appartenere ad un People Branding, grazie ad un Personal Branding molto forte, i contenuti umani, organizzativi e tecnici di un People Branding crediamo siano vincenti, soprattutto in un mondo complesso come quello attuale. Mi spiego, non si tratta solo di dire siamo tre freelance che lavorano assieme e siamo molto amici, si tratta infatti di fare 5 cose in più: condividere costantemente, crescere lentamente, cooperare strumentalmente e convivere piacevolmente ovvero imparare sempre e con nuove persone, essere più efficienti e organizzati, e lavorare bene con altre persone. Ehi, ma sono 4 non 5? Sì vero, il mix di queste 4 cose, infatti, è la 5a marcia, quella in più: non fermarsi mai.
Se vuoi approfondire:
Ha una formazione composta da un diploma in informatica, una laurea in statistica economica, un master in marketing e un dottorato in business administration. Ha fatto l’imprenditore in una società di organizzazione eventi e in una web agency.
Insegna Advanced Marketing all’Università di Padova. Gestisce il blog 4marketing dal 2005 e applica quanto professa nella rete di freelance Frogmarketing, della quale è uno dei fondatori. Per il resto c’è Google.
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