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Guest Post: Personal Brand Identity secondo Doctor Brand

Luigi Centenaro
Docente presso SDA Bocconi, POLIMI, WHU Dusseldorf, ESSEC Parigi e Bath SoM, fondatore di BigName, gli specialisti dell’innovazione di persone e team in azienda. Primo Personal Branding Strategist italiano, orgoglioso autore e curatore per Hoepli e fondatore di PersonalBranding.it (2008).

jacopo_pasquiniPer lavoro (Banca Monte dei Paschi di Siena + Master in Comunicazione d’Impresa) e per passione (Blog Doctor Brand) si occupa di Marketing, comunicazione, Branding e Social Media.

La Personal Brand Identity

Prima di iniziare saluto i lettori di “Personalbranding.it” ed ringrazio Luigi e Tommaso per l’ospitalità: non potevo non accettare il loro invito a scrivere un guest post sulla Personal Brand Identity, l’insieme degli strumenti e dei modi con cui è possibile definire la propria identità di Brand.

Marketing e comunicazione cambiano continuamente e molto velocemente, soprattutto nel mondo digitale. E’ sorprendente tuttavia notare che i progetti di Brand Management vincenti iniziano sempre con la definizione di una dettagliata identità di marca; in altre parole è indispensabile chiedersi da subito – in fase di pianificazione – “chi siamo” e “chi siamo nei confronti degli altri”.

Per questo motivo, di recente, ho tentato un esperimento di co-creazione online di un nuovo “Modello di Brand Identity 2.0” con l’obiettivo di inquadrare una schematizzazione plausibile e attuale.

L’output del Laboratorio di Branding 2.0 è stato questo:

Ebbene, cosa si può applicare al Personal Branding? Quali dimensioni possiamo approfondire per gestire la propria identità virtuale? Vediamolo insieme.

Innanzitutto ognuno di noi afferma, volente o nolente, una presenza online attraverso caratteristiche tangibili e intangibili. Gli attributi tangibili principali che impattano nel brand sono la scelta dei colori, la personalizzazione dei profili social, la comunicazione visiva e spazio web. Ad esempio dei semplici biglietti da visita possono tradursi in artefatti pertinenti e creativi; oppure basta fare un giro sui Social Network per trovare sfondi di Twitter e Friendfeed customizzati e ricorrenti.

Per quanto riguarda invece il Brand color si aprirebbe un intero capitolo dedicato alla correlazione tra pantone e significato (più o meno latente); partite da un video di approfondimento, per proseguire poi nei meandri dell’immagine coordinata.

Last but not least, dobbiamo curare i dettagli del nostro spazio Web (sito o Blog che sia): il graphic design qualitativo e rilevante influisce positivamente sulla percezione di professionalità e ci aiuta ad evitare fughe dal sito. Passando alle caratteristiche intangibili di se stessi come marca, troviamo soprattutto lo stile ed registro linguistico, gli attributi percettivi e le dinamiche relazionali. Ladership, carisma e forza comunicativa distintiva costituiscono gli elementi di rinforzo al brand di un opinion maker.

Coerenza

Volete un consiglio in tre parole per gestire al meglio tangibilità e intangibilità? Coerenza, coerenza, coerenza.

La presenza presuppone una relazione: strumenti come i Social Media rappresentano le migliori piattaforme per creare una rete di contatti. Purtroppo dobbiamo confrontarci spesso con spam, rumore di fondo e sovra-esposizione informativa; un piano di self-PR serve per dialogare, per filtrare le fonti di riferimento e per raggruppare il più possibile il nostro pubblico di riferimento.

Tutto questo avviene ovviamente dopo aver definito chi siamo e dove siamo posizionati. Ma passiamo a come ci vedono gli altri. Promuovere l’immagine di se stessi significa lavorare a breve termine sulla percezione (reale e desiderata) che le persone hanno di noi. Ma non basta: serve una reputazione positiva e basata nelle scelte di lungo periodo. Questa componente è fondamentale per avere successo, fiducia e stima; la difficoltà consiste nel coltivare la brand reputation giorno dopo giorno, post dopo post.

La reputazione passa anche dall’esperienza che facciamo provare a chi entra in contatto con noi: coinvolgimento ed engagement producono conversazioni da e sul nostro self-brand in grado di stimolare senso di appartenenza e community. Che mezzi possiamo utilizzare per raggiungere questi obiettivi? Tutto ciò che è non-convenzionale, come ad esempio il “personal tribal marketing”.
Possiamo sbizzarrirci infatti a costruire universi culturali di riferimento su noi stessi, portando avanti la community ed il network di sostenitori e collaboratori. In altre parole dobbiamo sviluppare valori profondi su cui basare la nostra identità ed i possibili scenari di comportamento (leggasi di consumo) nelle varie dimensioni comunicative.

L’ultimo aspetto, ma non il meno importante, è la personalità e cioè le espressioni che produciamo e i comportamenti che mettiamo in pratica. Online siamo la somma di elementi denotativi e connotativi: tutto parla di noi, dagli artefatti agli atteggiamenti, dai giudizi al ruolo che assumiamo.

Jacopo Pasquini aka Doctor Brand

2 Commenti

  1. io non ci tengo ad apparire, però mi chiamo anchio Jacopo Pasquini, sono un omonimo, di me troverai solo due video su You tube cerca " capraia barracuda" oppure "capraia ricciole", saluti JP

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