Qualche tempo fa ha fatto discutere l’iniziativa del Vaticano per “promuovere” il Papa online: Pope to You. Fortemente voluto da Don Paolo Padrini, si tratta di una serie di attività e prodotti per avvicinare il Papa agli utenti della Rete. Da YouTube a Flickr, da Facebook ad un’applicazione iPhone passando per un account ufficiale Twitter sembra che l’esempio di comunicazione di Obama abbia fatto scuola.
Come spiega don Paolo il Papa “non è una star che firma autografi“, la sua presenza su Facebook è piuttosto una presenza da leggere in una dinamica di Chiesa. Non vi aspetterete mica gli status del Papa, vero? Roba tipo “Oggi fa caldo“, “Oggi vado di qui o di là“. L’intento di questo progetto è piuttosto quello di mandare messaggi a coloro che vogliono avere un contatto diretto, anche su web, con la Chiesa e quindi con il Papa; ma soprattutto si punta a creare una community di fedeli che possano poi avere, tra di loro, contatti in una dinamica di Chiesa. E’ come se si volesse trasferire una grande comunità utilizzando quegli strumenti di socializzazione del web.
L’intervista completa a Don Paolo Padrini, project manager di Pope to You è disponibile su blogosfere.
Chiaramente non si tratta di un contatto diretto, ma di un modo di avvicinarsi all’insegnamento e alle attività del Papa, portando la sua figura a contatto con gli internauti. Ma il Vaticano è disposto a perdere parte del controllo su Sua Santità? E’ pronta alla vivisezione del Brand?
Sappiamo bene come la Rete è il luogo di massima espressione e nessuno può controllare il modo in cui verrà utilizzato un contenuto condiviso. Ricordate il manifesto elettorale di Casini da riutilizzare dopo il generatore di Paul the Wine Guy?
Il 19 Dicembre scorso il Vaticano ha pubblicato un comunicato stampa (peccato per l’inutilizzabile ufficio stampa vaticano) in cui cercava di limitare l’utilizzo libero del nome e dell’immagine del Santo Padre.
Non si può adoperare il nome del Papa per intitolare istituzioni culturali senza una preventiva autorizzazione del Vaticano. Così la Santa Sede, deplorando il fatto che talvolta si é fatto uso di titoli pontifici, sia del Papa vivente che dei predecessori, per finalità che nulla o ben poco hanno a che vedere con la Chiesa cattolica. ‘Spetta esclusivamente alla Santa Sede – afferma una nota – la legittimazione a tutelare in ogni modo il rispetto dovuto ai Successori di Pietro’.
Due pesi e due misure o un’incongruenza di fondo?
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